Questo articolo nasce dalla sensazione emotiva di irritazione che sto provando in questi giorni nell’essere continuamente bombardato dallo slogan “andrà tutto bene”: alla tele, sui balconi, sui social…
Andate a dirlo a chi ha perso qualcuno a causa di questo virus che “andrà tutto bene” vediamo che effetto fa a queste persone sentirsi dare questa illusoria rassicurazione.
Non è vero che andrà tutto bene e non è nemmeno vero che andrà tutto male. La verità è che non sappiamo come andrà, ma è una verità troppo scomoda per noi uomini post moderni, noi che abbiamo bisogno di avere tutto sotto controllo, noi esseri umani dopati e iperperformanti che respingiamo tutto ciò che è dolore, sofferenza e che releghiamo la malattia e la morte nei reparti degli ospedali. Il detto “lontano dagli occhi lontano dal cuore” non è mai stato così vero come in questo periodo!
È troppo scomodo per l’uomo della nostra era stare in questa posizione di sospensione, nell’incertezza, nella paura e nell’angoscia che tutto questo genera e allora come facciamo? facciamo come gli struzzi e mettiamo la testa sotto la sabbia di fornte alla minaccia e ce ne usciamo con questo fantastico slogan “andrà tutto bene”. Andrà tutto bene un cavolo! Magari per qualcuno andrà tutto bene e per qualcun altro no e per qualcun’altro ancora andrà in parte bene e in parte male. L’unica cosa che sappiamo è che c’è qualcosa che possiamo fare: fare la nostra parte e quindi fare il possibile perchè tutto possa andare, per quanto possibile, bene, ovvero: attenerci alle indicazioni dell’organizzazione mondiale della sanità e quindi non uscire se non per reali necessità, usare i dispositivi protettivi, ecc…
La verità, che come struzzi molti di noi non vogliono vedere, è che siamo di fronte ad una minaccia subdola, invisibile, che ci ha colto impreparati e verso la quale non abbiamo una cura certa. Per lo più brancoliamo nel buio, ci arrabattiamo come possiamo, qualche volta troviamo qualcosa che funziona (come ad esempio nel caso del farmaco antireumatoide che si è dimostrato efficace su qualche persona) ma purtroppo, ad oggi, siamo molto lontani dal capire i meccanismi sottostanti e quindi dal trovare una cura scientificamente provata ed efficace.
Capisco che l’intento dello slogan “andrà tutto bene” è quello di dare speranza e di rassicurare, e in piccola parte ne apprezzo l’intento, ma a mio avviso una rassicurazione infondata è una rassicurazione illusoria, non fondata sulla realtà e quindi, per quanto mi riguarda, ne faccio volentieri a meno.
Tra l’altro, credo che questo slogan possa avere anche l’effetto di incentivare l’irresponsabilità di certe persone a mio avviso già irresponsabili verso se stesse e verso gli altri: quelli che se ne fregano e vanno a farsi la passeggiata come se nulla fosse e senza reali necessità, quelli che fanno i party in gruppo chiamandoli coronaparty quasi a sfidare la minaccia in un’ottica adolescenziale, tra l’altro fuori tempo, ecc…). Si, perché alle orecchie di costoro, un messaggio del genere potrebbe suonare come un ulteriore invito a prendere sottogamba quello che sta accadendo.
Questa piccola riflessione vuole essere un invito a rimanere con i piedi per terra, a non cadere nelle negazione e tanto meno nell’onnipotenza, perché non siamo onnipotenti, siamo umani e quindi anche fragili e vulnerabili.
Questo messaggio non vuole gettare un ombra di pessimismo, ma invitare ad un’osservazione lucida e realistica di ciò che stiamo vivendo e di come stiamo rispondendo a tutto questo.
Personalmente credo nella speranza e nella resilienza di noi esseri umani (la capacità di riuscire a superare le difficoltà). Se non fosse così non potrei essere uno psicoterapeuta, non riuscirei a svolgere il mio lavoro, ne verrebbero meno i presupposti fondamentali. Ritengo che tutto il mio lavoro si basi, in ultima analisi, proprio su questa fiducia nella tendenza attualizzante che è presente in ogni essere vivente.
Quindi, il mio invito è quello di togliere la testa da sotto la sabbia, guardare in faccia la realtà senza abbellirla con rassicurazioni illusorie e senza farsi prendere dai fantasmi della paura e del panico; collaborare al massimo con le indicazioni che ci vengono fornite e quindi fare l’unica cosa che è in nostro potere fare per far si che tutto possa andare, per quanto possibile, bene: mantenere un comportamento responsabile e rispettoso della nostra vita e di quella degli altri.