Mettiamo il caso che tu dia una grande festa, a cui hai deciso di invitare tutta la tua famiglia. Tutti decidono di venire: i tuoi cari cugini, il tuo zio preferito, la nonna che tanto tiene a questi ritrovi, e così via…
Siete davvero in tanti e trascorrete piacevolmente il tempo tra racconti, risate e buon cibo. Tu sei davvero contento nel vedere che tutti sono felici e vanno d’accordo in quest’atmosfera di gioiosa convivialità. Poi, ad un tratto, vedi arrivare una certa macchina davanti a casa…il tuo cuore ha un sobbalzo, è lei, la famigerata zia Virna.
Zia Virna si lava poco (e si sente), non ha mai belle parole per nessuno (in particolare per te, a cui fa sempre quelle domande imbarazzanti!), lei tende a giudicare tutto e tutti dall’alto in basso, e non è certo conosciuta per la sua gentilezza. Una volta ripreso dal tuffo al cuore, ti ricordi che avevi deciso di lasciare l’invito aperto a tutti, pensando che ognuno sarebbe stato il benvenuto.
È vero, tu non volevi che ci fosse zia Virna (quando vogliamo qualcosa o qualcuno significa che ne sentiamo la mancanza e ne desideriamo la presenza); ma saresti comunque disposto a darle il benvenuto nonostante non volessi fosse lì? Perché un conto è volere qualcosa, altro conto è essere disposti a dare a quella cosa il benvenuto, pur non volendola; non si tratta di falsità, ma di flessibilità.
Tu potresti accogliere zia Virna riconoscendone la presenza, chiedendole come sta, e lasciando che si unisca alla festa; potresti farlo semplicemente perché tieni alla tua famiglia e sai che anche lei è parte di essa. Il punto, infatti, non è volerla alla tua festa, ma essere disponibile ad averla alla tua festa pur non volendola, il che è molto diverso.
Ma cosa sarebbe potuto accadere se, al contrario, tu le avessi sbattuto la porta in faccia? Beh, probabilmente questo avrebbe interferito con la festa, lei avrebbe potuto insistere con il campanello e col bussare alla porta e tu avresti dovuto passare diverso tempo all’ingresso di casa con l’intento di cacciarla via. È difficile divertirsi ad una festa, mentre si è impegnati a cacciare via qualcuno! Poi gli altri invitati, sentendo la tensione nell’aria, magari si sarebbero messi a discutere con te, oppure, si sarebbero un po’ spenti e isolati, o ancora, avrebbero potuto pensare di abbandonare la festa; zia Virna sarebbe diventata il centro dell’attenzione.
Quindi, aver accolto zia Virna e averla accompagnata al buffet, invitandola a sedersi con gli altri parenti, ha permesso a te e tutti gli altri invitati di continuare a godervi la festa nonostante la sua presenza. Tu continui a non volerla alla tua festa, ma sei disponibile ad averla, ed è esattamente questo il punto.
Fuori dalla metafora: chi è la tua zia Virna?
Perchè tutti ne abbiamo almeno una di zia Virna!
Per qualcuno è un’emozione: Zia Virna è l’ansia, la tristezza, la paura, la rabbia e così via…
Per altri è un pensiero o un insieme di pensieri: zia Virna è, ad esempio, il pensiero “non valgo nulla”, “rimarrò solo”, “sono sbagliato”, e così via…
Per altri ancora è una sensazione fisica: zia Virna può essere in questi casi lo stomaco aggrovigliato, la sensazione di mancanza d’aria, le vertigini, il nodo in gola, una fitta al petto, ecc…
Spesso è un insieme di questi tre elementi: emozioni, sensazioni fisiche e pensieri.
Accogliere i nostri ospiti inattesi ci libera dalla loro influenza e toglie loro il potere di condizionare negativamente la nostra vita e le nostre esperienze. “Accogliere” significa quindi: essere disposti ad aprire la porta a tutto ciò che si muove in noi, a qualunque pensiero, sensazione ed emozione…e soprattutto: dare il benvenuto anche a ciò che non vorremmo ci fosse (proprio come abbiamo fatto con zia Virna).