Capire non basta, abbiamo bisogno di comprendere.

Ogni cosa non compresa ritorna e ci porta all’inesorabile ripetizione della stessa dinamica interna o relazionale, ancora, ancora e ancora. Perché non basta capire, quello è solo l’inizio, abbiamo bisogno di comprendere.

Che differenza c’è tra “capire” e “comprendere”?

Capire è un atto solo di “testa”, mentre comprendere è un atto anche di “cuore” e di “pancia”. Spesso “capire” è il primo passo sulla via della comprensione, ma poi il processo deve proseguire dall’alto verso il basso.

Ciò che abbiamo capito con la testa deve trovare il modo di scendere, transitare dal cuore e proseguire poi fino alla pancia.

Potremmo immaginare il tutto come il percorso di un treno: dalla stazione della testa, che è la stazione della lucidità razionale, il treno deve proseguire fino alla “stazione” del cuore dove permettiamo a ciò che abbiamo capito di attraversarci, e con esso anche tutte le emozioni che ne derivano. In questa stazione abbracciamo il nostro dolore e rimaniamo coraggiosamente aperti e vulnerabili ad ogni sentimento. La stazione del cuore è la stazione della resa e del sentire, il luogo dove lasciamo andare le difese ed entriamo in contatto pieno con la nostra verità emotiva, qualunque essa sia.

Se la stazione del cuore è raggiungibile e aperta, allora il viaggio potrà poi proseguire e ciò che abbiamo capito e sentito avrà la possibilità di raggiungere anche la “stazione” della pancia: qui, ciò che è stato prima capito nella testa e poi sentito nel cuore, ha la possibilità di essere come digerito, integrato e incarnato. La stazione della pancia è la stazione dell’accettazione radicale di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che sarà, circa ciò che abbiamo capito e sentito. Questa è anche la stazione che precede l’azione nuova perché, dopo che abbiamo pienamente compreso, diviene possibile agire in un modo nuovo che rompe il circolo vizioso della ripetizione.

La comprensione richiede di transitare tutte e tre le stazioni (mente/cuore/pancia). Dobbiamo tener conto che questo processo può essere anche molto molto  lungo, perché i tempi del cuore non sono quasi mai anche i tempi della testa e tanto meno quelli della pancia, occorre pazienza, compassione, gentilezza, determinazione e perseveranza.