“Come rimontare il copertone della bicicletta in caso di foratura” (in un’ottica sistemica).

Qualche giorno fa, per via di una foratura, ho dovuto cambiare la camera d’aria ad una ruota della bici. Ho iniziato con lo smontaggio del copertone e l’ho sostituita, per poi rimontare il tutto. L’operazione procedeva bene fino a quando sono arrivato all’ultima parte del copertone che proprio non ne voleva sapere di rientrare nel cerchio.

In pratica, quasi tutta la gomma era entrata nella sede della ruota tranne un pezzettino che strabordava all’esterno (un po’ come nella foto qua sotto).

Ho provato a spingere forte tutta la parte che fuoriusciva, ma niente da fare…ho provato a spingere con pazienza un centimetro alla volta della stessa, ma niente da fare…ho provato a girare la ruota e a tirare anzi che spingere, ma anche in questo caso non funzionava.

Se non avessi saputo che quel copertone prima era montato su quel cerchio avrei ipotizzato che  fosse inadatto o difettoso.

Ho sprecato parecchie energie a cercare di risolvere la situazione e intanto la possibilità di non riuscire a sistemare il tutto per tempo mi faceva sentire l’ansia di perdermi la bella giornata di sole in cui desideravo immergermi; e più quest’ansia mi prendeva e più insistevo e più insistevo e più perdevo tempo.

Alla fine ho trovato la soluzione, ma era diametralmente opposta (sia in senso simbolico che letterale) a quelle tentate prima: partendo dal punto più lontano dalla parte che strabordava ho iniziato a passare tutta la circonferenza del copertone (quella che già era dentro al cerchio) con i pollici esercitando giusto una leggera pressione e quando sono arrivato alla parte che prima non entrava, questa è scivolata nella sede del cerchio senza alcuno sforzo.

Perché voglio condividere questa esperienza? Voglio esservi utile in caso bucaste con la bici? Beh, dovesse essere, ben venga, ma naturalmente non è lì il punto.

Ho voluto riportare questo piccolo aneddoto personale perchè mi ha colpito e mi ha lasciato un senso di stupore che mi sono portato dietro per tutta la giornata. L’ho vissuto come la conferma di qualcosa che già sapevo, ma sperimentarlo in modo così naturale e semplice ne ha amplificato la portata ed è stato per me un grande insegnamento (è proprio vero che esperire, ovvero, vivere l’esperienza e “accorgersi che…” ha un impatto molto più ampio rispetto al solo capire a livello cognitivo, sia nella vita che in terapia).

Quante volte insistiamo concentrandoci solo su quello che non va?

Quante volte sprechiamo un sacco di energie tentando le solite “soluzioni” note ma inefficaci?

Quante volte concentrandoci sui problemi e sul nostro non riuscire a risolverli pensiamo di avere qualcosa che non va o che la vita stessa abbia qualcosa che non va?

E intanto la vita, come la giornata di sole in questo piccolo aneddoto, scorre, passa e rischiamo di perdercela.

Sono molte le persone che arrivando in terapia dicono qualcosa del tipo “nella mia vita è tutto ok, voglio solo sistemare questa cosa che non mi fa stare bene”; come molte sono le famiglie che arrivano dicendo qualcosa del tipo “nella nostra famiglia va tutto benissimo se non fosse per il nostro primogenito che ci fa disperare, può sistemarcelo?”. Tranne rarissime eccezioni la situazione è molto più complessa e sfumata di quello che sembra perché noi esseri umani non funzioniamo a comparti stagni.

Tutto in noi è collegato e sta all’interno di un sistema dinamico dove ogni cosa influisce sull’altra e viceversa.

Quindi, spesso per sbloccare qualcosa dobbiamo partire da un punto anche molto distante dal blocco stesso e non si tratta di “prenderla alla larga”, ma di prenderla con saggezza.

Si tratta di uscire da un pensiero lineare per sposarne uno sistemico.

Ora vi saluto, vado a farmi un giro in bici.