Esiste Babbo Natale? (voglio vivere così: piedi in terra e testa tra le nuvole!)

Inizierò con un’affermazione, anzi, un motto che sento essere molto nelle mie corde: “voglio vivere così: piedi in terra e testa tra le nuvole!”.

Se con l’espressione “piedi in terra” mi riferisco al contatto pieno con la realtà, con “testa tra le nuvole” alludo invece alla possibilità di accedere ad una dimensione che trascende e va oltre il concretismo del reale.

Se nel mondo dei “piedi in terra” Babbo Natale non esiste, in quello della “testa tra le nuvole” invece si, eccome! Insieme a fate, streghe, fantasmi, folletti, draghi e compagnia bella.

A queste due dimensioni corrispondo due forme di pensiero: il pensiero magico (testa tra le nuvole) e il pensiero critico (piedi in terra). Evolutivamente il primo precede il secondo: il nostro mondo psichico è infatti dominato dal pensiero magico fino circa all’età di 5/6 anni, per poi sfumare gradualmente con la comparsa del pensiero critico.

E quindi? Che dire ai bambini? Esiste Babbo Natale?

Non intendo proporre una risposta valida in senso universale, anche perché, come spesso accade, dipende.  Dipende perché sono tante le variabili in gioco: l’età dei bambini, come arrivano a questa domanda, come viene trasmessa questa fantasticheria, se viene utilizzata come spauracchio dagli adulti per fargli fare i bravi (su questo mi sbilancio, non è mai buona cosa) che tipo di relazione c’è tra i piccoli e gli adulti che gli trasmettono questa credenza, ecc…insomma, sono davvero molti gli aspetti da tenere in considerazione.

Qui mi limito a dire che passare ai bambini il seme del sogno, dell’immaginazione, la possibilità di abitare la dimensione del mistero e della magia è a mio avviso un dono bellissimo, che apre la strada alla possibilità di trascendere i limiti del concretismo; un dono che consente di dischiudere le porte al regno della fantasia. È però di grande importanza riuscire a trasmettere tutto questo senza confondere la loro percezione circa cosa sia reale, cosa no, e cosa, invece, anche per noi adulti, rimane un interrogativo irrisolto. Una tale prospettiva può donare ai bambini uno sguardo capace di guardare al mondo con stupore e magia, senza per questo smarrirsi; inoltre, genera bellezza aumentando l’intensità dei ricordi che avranno, da adulti, della loro infanzia.

Personalmente provo un velo di tristezza nell’incontrare bambini che non riescono ad accedere alla dimensione fantastica, piccoli adulti che sanno abitare solo la realtà concreta, spesso illuminata da una fredda luce al neon che non lascia spazio alle sfumature e ai giochi di luci e ombre. Potremmo dire che questi bambini per qualche motivo si trovano sbilanciati nel “mondo dei piedi per terra”.

Allo stesso modo, provo un velo di dispiacere quando incontro bambini in preda all’ angoscia perché l’immaginario, con tutte le sue abbaglianti illusioni e ombre scure, prevale sul loro contatto con la realtà. Potremmo dire che per qualche motivo questi bambini si trovano sbilanciati nel mondo della “testa tra le nuvole”.

Mano a mano che i bambini crescono, è comunque bene che le loro domande possano trovare una risposta sincera: non solo perché i bambini hanno sempre diritto alla verità (oltre che alla fantasia e all’immaginazione) ma anche perché eventuali domande a tal riguardo stanno con buona probabilità ad indicare che hanno già iniziato a riflettere in modo critico su queste credenze e sono già giunti a capire come stanno effettivamente le cose. Spesso accade che ad un certo punto sia i genitori che i bambini sappiano vicendevolmente dell’approdo a questa verità ma, per mantenere la magia e l’atmosfera del momento, stiano al gioco e facciano finta di non sapere di sapere, il tutto in una sorta di tacito patto che scalda il cuore di entrambi. Non è infatti da sottovalutare il fatto che “credere a Babbo Natale” è anche un modo che tanti adulti trovano per rivivere quella dimensione fantastica che conservano nel cuore fin dall’infanzia; forse è proprio per questo che il più delle volte, a mistero risolto, sembrano più i grandi che i bambini ad esserne dispiaciuti!

Che siamo adulti o bambini, si tratta di un dialogo tra opposti, è il rapporto con il nostro personale asse cielo-terra: un gioco di equilibri importante e delicato, che trova le sue radici nell’infanzia e nella capacità che hanno avuto i nostri genitori (o chi per loro) di saper coniugare, più meno armoniosamente, queste due dimensioni.

“Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”

(Matteo 18,1-5.10.12-14)