“Hozho”: Camminare nella bellezza

Ho sempre sentito il bisogno di uscire di casa per andare nella natura. Che si tratti di immergermici completamente avventurandomi in un bosco, ma anche semplicemente di passeggiare costeggiando il lago o il mare, oppure di camminare al cospetto di una montagna che svetta nel cielo. Questa spinta ad oggi la sento ancora di più. Credo che si sia così per diversi fattori, qualcuno più interno e personale e qualcun altro più esterno e situazionale, probabilmente collegato anche al fatto che la pandemia mi ha costretto, come tutti, ad una clausura forzata.

Proprio in virtù del fatto che recentemente questa spinta si sia fatta più intensa mi sono fatto delle domande e mi sono chiesto, ad esempio, cosa mi porta  ad uscire in bici con una temperatura di 3 gradi per entrare in un bosco ghiacciato… cosa mi ha portato in questi anni a viaggiare per l’Italia e anche fin dall’altra parte del mondo per ammirare le meraviglie della natura…cosa mi ha portato a volte a calcolare il movimento del sole per poter essere proprio in quella spiaggia esattamente nel momento in cui nasce, oppure tramonta, per poter partecipare a quello spettacolo che si dispiega in un silenzio così ricolmo di significato…un significato che sfugge, ma che al tempo stesso è un saldo ancoraggio interno che si fa sentire in tutta la sua potenza.

 

 

“Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L’animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca” Charlie Chaplin

 

Ho poi ampliato queste domande generalizzandole perché, se non sono l’unico a sentire il bisogno di andare nella natura, e naturalmente non lo sono, significa che dev’esserci un senso, forse qualcosa che ci riguarda tutti…un qualcosa che accomuna tutti gli esseri umani e che li spinge a cercare questo contatto; qualcosa di universale e archetipico che ci chiama…una chiamata alla quale ognuno risponde, chi più e chi meno, in base alla propria sensibilità.

E quindi, cos’è ci fa cercare il contatto con la natura? E cos’è che fa si che molti di noi riescano a trarre essa un senso di pace, di rilassamento e anche di meraviglia?

Purtroppo o fortunatamente non ci sono risposte dirette ed esaustive a queste domande, ma voglio condividere qualche libera riflessione.

Disvelamento

La natura ha a che fare con il disvelamento perché ogni volta che parliamo di natura parliamo di verità. In natura quello che è, naturalmente appare; nessuna finzione, nessun inganno. Il contatto con la natura diviene così una delle primarie fonti di autenticità in quanto si manifesta a noi con tutte le sue caratteristiche, sfaccettature e colori esattamente per quello che è. Viene così a cadere la famigerata dicotomia apparenza/essenza e l’apparenza è essa stessa, al contempo, essenza. E noi che viviamo nella cultura dell’apparenza abbiamo un grandissimo bisogno di tornare all’essenza e all’autenticità delle cose, come di noi stessi perché quanto più ci allontaniamo dalla nostra natura interna, tanto più perdiamo quella verità che troviamo nella natura che ci circonda.

Forse è anche per questo che stare nella natura diventa per noi così rilassante, rigenerante, fonte di pace e quiete che scorre dall’esterno all’interno e viceversa…

Ma la natura, d’altro canto, può anche risultare angosciante; non esistono solo vallate morbide e fiabesche o boschi che sembrano usciti da un romanzo fantasy, esistono anche cascate violente che tutto travolgono, guglie rocciose appuntite e minacciose come artigli, vertiginosi precipizi che sembrano impersonificare il baratro della nullificazione esistenziale.

 

La natura tanto può aprire il nostro animo e il nostro respiro quanto altrettanto può darci come un senso di chiusura e soffocamento.

Il punto è che noi come esseri umani siamo anche quella natura , apparteniamo a quella realtà anche se ci stacchiamo elevandoci come al di sopra di essa attraverso la consapevolezza e la coscienza (cosa che a quanto pare è facoltà nostra esclusiva). E così l‘incontro profondo con la natura trascende e diviene in qualche modo anche l’incontro con se stessi e con la propria natura.

A proposito di questo parallelismo, Jung scrive:

“L’anima vostra è bisognosa perché il suo mondo è inaridito. Se guardate fuori di voi vedrete il bosco lontano, i monti e ancora più in alto il vostro sguardo si aprirà agli spazi siderali. E se guardate dentro di voi vedrete anche qui cose vicine, lontane e infinite perché il mondo interiore è altrettanto infinito di quello esterno. Allo stesso modo in cui, tramite il vostro corpo, partecipate della natura multiforme del mondo, così tramite l’anima vostra partecipate della natura multiforme del mondo interiore. Questo mondo interno è davvero infinito e per nulla più povero di quello esterno. L’essere umano vive contemporaneamente in due mondi. Chi è folle vive qui o là, mai però sia qui che là”

 

 

Universalità e senso di appartenenza

Un altro aspetto rasserenante della natura è la sua universalità. Come diceva Terzani nel suo ultimo libro “la sua immensa bellezza è lì per tutti. Nessuno può pensare di portarsi a casa un’alba o un tramonto”. Questo mette tutti sullo stesso piano, crollano distinzioni sociali, ruoli, status…e in qualche modo ci viene data la possibilità di sentirci appartenenti ad un unica grande famiglia perché la luna che osserviamo nei nostri cieli, in grado anche di farci sognare, è la stessa che viene sfiorata dallo sguardo di un poeta o di un bambino che abitano dall’altra parte del mondo, a Tokio come a San Francisco.

 

 

Interconnessione

Voglio concludere con la parola “Hozho” che in lingua Navajo significa “camminare nella bellezza”. Questa parola viene usata per descrivere l’esperienza di totale connessione con la natura, quel senso di compenetrazione tra la bellezza che ci circonda e la bellezza interiore, proprio di chi raggiunge uno stato di armonia con gli altri esseri animati e inanimati.”Hozho” indica la bellezza intesa come equilibrio, armonia tra il tutto e le sue parti. È una parola che rimanda all’ “ordine naturale” in senso sia spaziale, quindi degli elementi nel loro luogo naturale attraverso i quali orientarsi per trovare il centro del proprio essere, sia temporale nel susseguirsi delle stagioni, intese anche come stagioni della vita.

“Lo scopo supremo della vita è accordare il battito del tuo cuore al battito dell’Universo, accordare la tua natura alla Natura…”