Una delle tematiche che le persone mi portano più frequentemente in studio è proprio questa: la paura del dolore emotivo.
Sintetizzando, spesso accade all’incirca questo:
1 contatto un mio bisogno o un mio desiderio
2 temo di non riuscire a realizzarlo, oppure temo le conseguenze negative che penso seguirebbero la sua realizzazione: senso di colpa, vergogna, paura di essere giudicato/a o abbandonato/a, tutte declinazioni di dolore emotivo.
3 per la paura di provare dolore emotivo, rinuncio al mio bisogno/desiderio
4 così facendo ottengo il vantaggio di evitare il dolore emotivo (non mi sento in colpa, non vengo giudicato o abbandonato, ecc…)
5 pago il prezzo del non tenere in considerazione i miei bisogni e desideri (questo spesso me lo dimentico)
E poi?
nel migliore dei casi, con uno scenario di questo tipo, arrivano i sintomi: depressione, ansia, panico, ecc…che mi offrono la possibilità di riprendere in mano la mia vita se solo riesco a mettermi in loro ascolto, senza cercare di scappare o di eliminarli. I sintomi rappresentano sempre un alleato, sono parte integrante della soluzione, non del problema! Per questo ritengo che non vadano combattuti ma, al contrario, accolti e significati.
nel peggiore dei casi, con uno scenario di questo tipo, la paura del dolore emotivo finisce per farci vivere una vita che non è la nostra oppure una vita molto impoverita, essendo limitata alla nostra confort zone, anche se poi ci raccontiamo che siamo soddisfatti. Essenzialmente, ci ritroviamo così a tradire noi stessi abdicando a quello che forse è il compito più importante nella vita di un essere umano: la sua autorealizzazione personale (intesa come messa in essere di tutto ciò che possiede in potenza).
Morale della favola?
c’è sempre un prezzo da pagare, ovvero, un dolore emotivo da attraversare. Ma non tutti i dolori sono uguali: certi non sono necessari, ci mantengono fermi e appassiti – altri, al contrario, sono necessari per avanzare e ci fanno crescere e fiorire.
in entrambi i casi qualcosa si paga e qualcosa si ottiene:
In un caso, nel breve periodo pago il prezzo del dolore emotivo (senso di colpa, paura del giudizio, dell’abbandono, etc…) ma sul lungo periodo guadagno la libertà e la responsabilità della mia vita, quella della mia realizzazione personale e quindi della mia stessa felicità.
Nell’altro caso, nel breve periodo guadagno il fatto di evitare il dolore emotivo, ma nel lungo periodo pago il prezzo di tradire me stesso, i miei bisogni/desideri.
Quindi un prezzo da pagare c’è comunque, quale vale di più la pena pagare?