La saggezza della cascata

Quando sono vicino ad una cascata mi piace fermarmi ad osservarla con attenzione, cogliere la forza di quel movimento continuo, i colori cangianti che cambiano di attimo in attimo, il suono dato dal suo scrosciare incessante che viene  generato dall’incontro con gli ostacoli che si frappongono al suo fluire; sassi, rami, rocce, sono proprio loro a farla cantare così rigogliosamente.

Ma c’è una cosa in particolare che mi ha sempre catturato: quando il salto è alto, c’è come un viaggio, un volo nel vuoto che l’acqua deve compiere prima di raggiungere il punto in cui va ad infrangersi con vigore, ed è lì, proprio in quello spazio e in quel tempo sospesi, simili ad un respiro trattenuto, che si concentra la mia attenzione dando il via ogni volta ad una danza di emozioni, pensieri e sensazioni.

In quella sospensione mi  è infatti possibile notare delle goccioline d’acqua che si staccano dal flusso principale, vagano e cadono in solitudine verso il baratro; la loro stessa “identità”, appena nata dal distacco dal flusso, ha i secondi contati: nascono, vivono giusto un momento di abbandono, e poi svaniscono infrangendosi contro ad una roccia o tornando a riunirsi col resto dell’acqua. Magari durante questo volo incontrano un’altra gocciolina, o più gocce, e può anche capitare che si uniscano, ma comunque, in ogni caso, per ogni goccia vi è  un destino ineluttabile: quello di essersi prima formate dal flusso e quello di finire poi per dissolversi, sempre nel flusso. Dal distacco alla caduta potremmo dire che avvengono nascita, vita e morte.

 

 

Fino a un po’ di tempo fa, la vista di tutto ciò mi generava angoscia, senso di abbandono, assenza di senso… ma da un po’ di tempo a questa parte è come se potessi osservare alla cascata anche da un’altra prospettiva. Mi sono accorto che quella visione colma di angoscia era data dal fatto che mi focalizzavo solo sulla caduta, sul distacco, sull’abbandono, sulla nullificazione di quelle piccole goccioline. Oggi non nego quel volo, quel vuoto, quella caduta, quel dissolversi, ma non ignoro ciò che avviene prima e ciò che avviene dopo.

Da dove arriva quella piccola goccia che volteggia nell’aria? Dal flusso, dal tutto. E dove va a finire? Sempre nel flusso, nel tutto. Quella gocciolina “finisce” dove “nasce”, è come se uscisse di casa nel momento del distacco e tornasse a casa nel momento del ricongiungimento. Nessun addio, nessuna separazione, nessun inizio e nessuna fine, nessun andare e nessun venire, solamente  un cambiamento di forma.

 

 

Ognuno di noi è una gocciolina che si è staccata accidentalmente dalla superficie della cascata giusto per quell’attimo che siamo soliti chiamare “vita”, ognuno di noi è destinato infine a ricongiungersi, a tornare a casa. Anche se viviamo per lo più nell’illusione della separatezza, ognuno di noi è tutt’altro che separato da tutto il resto, dal flusso incessante della vita. Credo che ricordarci di questa interconnessione possa aprirci ad una dimensione capace di allargare il senso del nostro essere qui, ora.